La Guerra Civile Americana 1861-1865
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Luraghi - La spada e le magnolie

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Messaggio  Raphael Semmes Mar 2 Giu 2009 - 9:57

Signori Ufficiali,
mi permetto di inviarVi, sperando di fare cosa gradita, la recensione del libro dell'esimio prof. Luraghi, "la spada e le magnolie", fatta da un mio carissimo amico, Maurizio Brescia, per la rivista "Storia Militare".
Con La spada e le magnolie, il prof. Luraghi affronta il complesso argomento “Sud degli U.S.A.” dai più diversificati (ma sempre complementari) punti di vista, abbracciando nel suo studio un periodo di storia lungo quattro secoli, che vede il suo inizio nella fondazione delle prime colonie europee sul territorio degli attuali Stati Uniti. Tuttavia, il cardine di questo esaustivo ed approfondito studio è rivolto ai decenni di storia unitaria statunitense che precedettero la guerra civile e alle sue conseguenze – ancora oggi influenti ed attuali – in ogni campo della società, della cultura e della vita politica americane.
Un Sud agricolo, permeato di cultura classica, patria di statisti della statura di J. Calhoun ma anche depositario della “peculiare istituzione” della schiavitù, non poteva non entrare in rotta di collisione con un Nord industrializzato, economicamente espansionista e – sotto numerosi aspetti – già verso la metà dell’800 rivolto alla cultura del profitto e parzialmente “multietnico”. Tuttavia, più che la contrapposizione sul problema della schiavitù (nella pratica assurto alla valenza di mero “casus belli” per gli interessi del settentrione), lo scontro armato tra l’Unione e la Confederazione fu dovuto a motivi politici derivanti da diverse concezioni dell’unità statale e da una realtà economica collegata alla pressoché totale monotematicità della propria produzione agricola, incentrata sulla coltura del cotone, da cui derivava tutta una serie di elementi negativi tali da rendere il Sud commercialmente meno concorrenziale rispetto agli Stati del Nord.
Alla guerra civile in sé e dedicato un solo capitolo, ove l’autore non manca peraltro di evidenziare gli aspetti innovativi, industriali e “di massa” del conflitto, tali da renderlo la prima guerra realmente moderna e – sotto taluni aspetti – tecnologica dell’era contemporanea.
La parte più interessante del volume inizia una volta concluso il capitolo “bellico”, con tutte le diversificate tematiche correlate ad una iniziale vera e propria colonizzazione del Sud da parte del Nord vincitore, al successivo, oscuro periodo di crisi e depressione vissuto dagli Stati ex-confederati, alle complesse e alterne fasi di una lunga ricostruzione e all’attuale situazione del Sud degli U.S.A. che l’autore – già nella prefazione – considera tutt’ora “… un problema non risolto in quel complicato organismo che sono gli Stati Uniti d’America”.
La profonda conoscenza dell’argomento (dovuta anche alle lunghe permanenze e frequentazioni di Raimondo Luraghi nei luoghi oggetto di questo studio), porta il lettore attraverso la sfaccettata realtà del mondo culturale e politico del Sud degli Stati Uniti, con interessanti notazioni – ad esempio – sull’unicità etnico-artistica di New Orleans, sulla musica jazz, su scrittori del calibro di William Faulkner e Margaret Mitchell (autrice del celebre Via col vento), su presidenti “meridionali” quali Truman, Johnson e Carter e su molti altri elementi ancora.La segregazione razziale, con tutte le sue implicazioni, costituisce uno dei più significativi background politico-sociali dell’intera storia dell’ultimo secolo e mezzo del Sud, e Raimondo Luraghi sa delineare, approfondire e rivedere in misura sapiente e al tempo stesso critica anche questo specifico argomento, tra l’altro attraverso l’analisi del pensiero di importanti leader di colore quali Martin Luther King e Malcom X.
Il volume si conclude con una lucida postfazione, in cui l’autore, tra le principali cause del permanere della “questione meridionale americana”, individua la volontà settentrionale di fare del Sud il capro espiatorio di tensioni razziali che – paradossalmente – vedono oggi maggiormente discriminati al Nord, piuttosto che al Sud, i cittadini statunitensi di origine etnica afroamericana.
Mentre le note a piè di pagina sono limitate nella quantità (ma non certo nella loro valenza di puntuale ed esaustiva integrazione del testo), l’apparato bibliografico è realmente imponente: sedici pagine, con centinaia di titoli tra fonti manoscritte, collezioni documentali, diari, carteggi e opere a stampa. E’ questa una caratteristica di tutti i lavori del prof. Luraghi (già apprezzata da chi scrive queste note, quando ebbe la fortuna di frequentare all’Università di Genova il suo corso di Storia Americana) e che – nello specifico caso – contribuisce a rendere La spada e le magnolie uno tra i migliori saggi storici (e non solo su questo specifico argomento), pubblicati in Italia negli ultimi anni.
Last but not least, vanno infine considerate la godibilità di testi interessanti e coinvolgenti e la stessa veste editoriale – sobria, elegante e di qualità – che fanno di questo bel volume un testo assolutamente imperdibile per tutti gli appassionati e gli studiosi della storia culturale, sociale e politica degli Stati Uniti d’America.
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Messaggio  Ospite Mar 2 Giu 2009 - 11:20

Recensione invitante come poche.

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Messaggio  George Armstrong Custer Sab 13 Nov 2010 - 10:40

Visto che stiamo parlando di Dixie e della sua attualità, vi posto una recensione del libro in questione che ha affrontato l'argomento:
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Messaggio  George Armstrong Custer Sab 13 Nov 2010 - 11:35

E' singolare come il prof. Luraghi debba sempre dare un'immagine del Sud degli USA come "perdente". In fondo, a parte la parentesi della guerra civile, dal Sud sono venuti illustri presidenti USA sia prima che dopo la suddetta guerra; l'economia, dopo la Ricostruzione, è risorta grazie anche al petrolio, infatti alcuni storici hanno parlato del cd. Nuovo Sud; infine nel campo delle arti, dalla letteratura, al cinema e alla musica, ci sono stati personaggi, nati nel meridione,possessori di indubbio talento, citati anche dal libro del Luraghi.
Mi chiedo: non ci sarà stato un pò troppo vittimismo?
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Messaggio  Generale Meade Sab 13 Nov 2010 - 13:31

George Armstrong Custer ha scritto:E' singolare come il prof. Luraghi debba sempre dare un'immagine del Sud degli USA come "perdente". In fondo, a parte la parentesi della guerra civile, dal Sud sono venuti illustri presidenti USA sia prima che dopo la suddetta guerra; l'economia, dopo la Ricostruzione, è risorta grazie anche al petrolio, infatti alcuni storici hanno parlato del cd. Nuovo Sud; infine nel campo delle arti, dalla letteratura, al cinema e alla musica, ci sono stati personaggi, nati nel meridione,possessori di indubbio talento, citati anche dal libro del Luraghi.
Mi chiedo: non ci sarà stato un pò troppo vittimismo?

In effetti l'immagine che viene fuori dai libri del Luraghi è di un Sud malinconico e nostalgico che vive ancora nel suo passato e un po piagnone, mentre invece l'impressione, da quel che si vede e si sà sugli USA è di un Sud dinamico, partecipe e integrato nella Nazione.

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Messaggio  Mason&Dixon Sab 13 Nov 2010 - 17:48

Generale Meade ha scritto:
George Armstrong Custer ha scritto:E' singolare come il prof. Luraghi debba sempre dare un'immagine del Sud degli USA come "perdente". In fondo, a parte la parentesi della guerra civile, dal Sud sono venuti illustri presidenti USA sia prima che dopo la suddetta guerra; l'economia, dopo la Ricostruzione, è risorta grazie anche al petrolio, infatti alcuni storici hanno parlato del cd. Nuovo Sud; infine nel campo delle arti, dalla letteratura, al cinema e alla musica, ci sono stati personaggi, nati nel meridione,possessori di indubbio talento, citati anche dal libro del Luraghi.
Mi chiedo: non ci sarà stato un pò troppo vittimismo?

In effetti l'immagine che viene fuori dai libri del Luraghi è di un Sud malinconico e nostalgico che vive ancora nel suo passato e un po piagnone, mentre invece l'impressione, da quel che si vede e si sà sugli USA è di un Sud dinamico, partecipe e integrato nella Nazione.

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Sono decisamente d'accordo con Custer e Meade, se la stessa guerra è stata condotta con un impeto impareggiabile, il Sud ha dimostrato con distinto coraggio di unirsi con il resto del Nord con tutte le proprie energie, per una vera grande nazione, al diavolo il vittimismo!!

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Messaggio  R.E.Lee Mar 16 Nov 2010 - 9:35

George Armstrong Custer ha scritto:E' singolare come il prof. Luraghi debba sempre dare un'immagine del Sud degli USA come "perdente". In fondo, a parte la parentesi della guerra civile, dal Sud sono venuti illustri presidenti USA sia prima che dopo la suddetta guerra; l'economia, dopo la Ricostruzione, è risorta grazie anche al petrolio, infatti alcuni storici hanno parlato del cd. Nuovo Sud; infine nel campo delle arti, dalla letteratura, al cinema e alla musica, ci sono stati personaggi, nati nel meridione,possessori di indubbio talento, citati anche dal libro del Luraghi.
Mi chiedo: non ci sarà stato un pò troppo vittimismo?

Ho letto anche io il libro in questione tempo fà. devo ammettere che non mi è piaciuto tanto. in alcuni capitoli ricordo che mi sembrava un "deja vù" della sua opera più famosa:" storia della guerra civile americana". un pò troppo romanzato, fornisce un immagine del sud da "perdente in partenza" che non condivido, come ho scritto in altri topic. sono d'accordo con George: il Professore esagera un pò con il vittimismo...


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Messaggio  Banshee Mar 17 Gen 2012 - 18:23

Tralasciando la parte relativa alla storia del Sud prima e dopo la GCA, che come ha sottolineato molto acutamente l'amico Custer esce sempre con l'immagine del perdente, la parte dedicata alla GCA, è veramente deprecabile e segna un arretramento sconfortante delle idee del Luraghi sulle sue medesime teorie circa la supposta rivoluzione dell'arte della guerra (tattica specialmente) avvenuta con l'introduzione dell'arma rigata. Teoria vecchia come il cucco e ormai abbondantemente superata dalle più recenti ricerche (Paddy Griffith, Hess etc). Anzi, direi che dalla lettura delle pagine 75-93 (la guerra civile in sostanza) si ricava l'impressione che Lee non abbia capito nulla della dell'arte tattica, mentre Grant e Sherman furono due geniali comandanti che, loro sì, compresero tutto. Che Lee abbia commesso errori tattici è noto, specie quello di Malvern Hill (al di là dell'equivoco che generò la battaglia). Ma allora che dire di Kennesaw Mountain e soprattutto Cold Harbour? Non furono due attacchi frontali del tutto inutili e dispendiosi? E che dire del primo assalto a Vicksburg? E dei numerosi tentativi di prendere con la forza Petersburg o Richmond nel 1864-65? Non furono anch'essi errori? La storiella di Lee ultimo generale napoleonico in un'epoca moderna è una panzana. Se al generale confederato fosse stato dato il comando di un'armata da 120.000 uomini con rinforzi e ricambi costanti, staremmo celebrando la vittoria del Sud e staremmo discutendo dell'assalto a Baltimora nel 1862 o a Washington nel 1863.

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Messaggio  George Armstrong Custer Mar 17 Gen 2012 - 19:32

Vi posto l'interessante recensione del libro in questione, scritta dal prof. Ferdinando Fasce, docente di Storia dell'America del Nord presso l'Università di Genova, nella quale, pur elogiandola, sono contenuti alcuni rilievi critici alla suddetta opera:
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Messaggio  R.E.Lee Mar 17 Gen 2012 - 22:00

Ringrazio il Ns George per l'imbeccata. Direi che anche questa recensione conferma un pò quel che è stato detto sulle opere più famose del Professore: la sua competenza e la sua capacità narratoria sono fuori discussione. Però certe sue valutazioni sono un tantino sorpassate e sconfessate dalla moderna storiografia.

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Messaggio  PIERPAOLO Mer 18 Gen 2012 - 12:36

riporto una mia esperienza personale:
quando nei primi anni settanta mi recai negli USA per la prima volta e attraversai gli stati del Sud, Alabama e Luisiana, mi sembrò di primo acchito un paese completamente diverso dal resto degli USA: i neri andavano in guerra (Vietnam) ma a malapena a scuola (famosa l'esclusione del 1962 dall'università dell'Alabama), sobborghi fatiscenti che nulla avevano a vedere con le città del nord, niente turismo legato ai parchi nazionali (la ricchezza dell'Ovest, come in Utah e California, nessuna città divertimento, come Miami e Las Vegas) un ridicolo e tanto decantato centro storico lungo cento metri a N. Orleans. Non parlo di una breve esperienza texana in quanto passata in una landa semidesertica allucinante: e pensare che nei film western se ne parla come una terra meravigliosa! forse per il petrolio!Insomma una zona veramente depressa che non meritava altre incursioni. Infatti nei viaggi successivi mi dedicai ai bellissimi parchi dellovest, Canada compreso, senza rimpianti. L'anno scorso sia Richmond che Atlanta mi sono invece sembrate, specie la seconda, esattamente come le altre città americane, con le loro specificità, ma perfettamente in linea con il resto del paese, anche se specie a Richmond, ci sono delle zone depresse da evitare accuratamente. E parliamo di una città abbastanza piccola non di NY.
Credo che la ACW abbia influito enormemente nel 50 anni successivi alla guerra, aprendo un solco che è stato lunghissimo a colmare, e in questo Luraghi ha centrato in pieno il problema. Il Sud non ha solo perso la guerra: ha perso il proprio sviluppo economico e culturale, rimanendo ai margini degli USA, nel bene e nel male, tranne la Florida, che è un caso a parte.
Il curatore del Museo di Petersburg (bellissimo, interessante e vario, come sanno essere i musei americani,con un'ampia zona ricostruita all'aperto, dedicata all'assedio) mi ha detto:

- il più grande errore del Sud è stato quello di vincere la battaglia di Bull Run nel 1861: se avesse perso quella battaglia il Sud avrebbe evitato 50 e più anni di miseria, umiliazioni, distruzioni, sottosviluppo e migliaia di morti.

Lì per lì mi è sembrato un paradosso e una provocazione per stupire uno straniero: ora la considero una verità. Ho capito che il giudizio che danno gli americani su questo pezzo di storia è molto diverso dalla visione europea.
Il Libro di Luraghi, estremamente severo con l'elite sudista, è molto in linea con questa posizione.

Pierpaolo

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mi scuso in anticipo per la personalizazzione e la lunghezza dell'intervento

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Messaggio  ABN Lun 20 Ago 2012 - 17:13

Salve a tutti, mi chiamo Andrea e sono appena entrato in questo bel forum. Cercavo una recensione al libro di Luraghi, di cui sono stato appassionato lettore per la Storia della GVA. Spero vorrete perdonarmi se mi permetto di intervenire nel dibattito, non essendo un esperto come voi. Non ho letto La spada e le magnolie, ma nella Storia della GCA non mi sembra proprio esca un'immagine del Sud come perdente, né tanto meno come vittima. Vi confesso che io mi sono avvicinato allo studio dell'argomento con tutti i pregiudizi tipici dell'ignorante (questione negra, aristocrazia ottusa e feudale del Sud, ecc.) e ne sono uscito con un concetto totalmente rivoluzionato grazie al libro del professore. Tanto che da romantico (e ignaro) sostenitore Yankee, ora non posso che provare un'attenta simpatia per il mondo Dixie, specie oggi che la contemporaneità ci prospetta un'epoca di feroce aggressività finanziaria, causa di tutti i nostri mali, le cui origini affondano inevitabilmente in quella vittoria del Nord borghese e bancario a discapito del Sud agricolo e "bucolico". Tutto ciò per dire che non trovo nelle parole di Luraghi se non empatia per il magnifico Sud, di cui descrive nelle 1400 pagine tutto l'eroismo e la disperazione, senza dimenticarne errori e incomprensioni, così come per gli antagonisti. Insomma, mi è sembrato un saggio assai equilibrato. Invece qui si dice non esserlo La spada e le magnolie. Mi chiedevo quindi se ha un senso leggerlo oppure no. Grazie a tutti e scusate. Ciao
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Messaggio  R.E.Lee Lun 20 Ago 2012 - 19:36

Ciao!
"La spada e le magnolie" secondo me è un libro in cui la realtà del Sud viene, esageratamente romanzata dal Professore, offrendo l'immagine di un Sud molto edulcorata ed un attimino distante da quella che era presumibilmente la situazione reale e "pratica"vera e propria, se mi passi il termine. La narrativa del Professore è comunque avvincente ma l'impostazione del libro è, sempre mio parere, un pò troppo intrisa del cosiddetto "mito della lost cause".
Il libro abbraccia un arco di tempo molto lungo, più lungo di quello trattato dalla "storia della guerra civile americana", e quindi per certi versi offre una "lettura" molto più ampia di quello che è stato il Sud dalla scoperta dell'america sino ad i giorni Ns.
Concludendo direi che se un appassionato vuole avere una visione del Sud nel periodo strettamente legato alla CW ed i decenni che la precedettero, a mio modesto punto di vista la lettura della "Storia della Guerra Civile Americana" è più che sufficente per fornire ad un appassionato una documentazione articolata di tutta la vicenda secondo il parere e le conoscescenze del Professore.

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Messaggio  ABN Mar 21 Ago 2012 - 9:34

Ti ringrazio. Ne terrò conto.
Un cordiale saluto.
A.
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Messaggio  George Armstrong Custer Ven 22 Feb 2013 - 18:07

Una recensione del libro dal punto di vista marxista:
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"Quando, nel 1913, il democratico Woodrow Wilson, figlio di un cappellano dell’esercito confederato,venne eletto presidente, tra la folla festante si poterono scorgere vecchie uniformi sudiste, le bande musicali suonarono Dixie e si sentì persino lanciare il rebel yell (il grido di battaglia dei reggimenti confederati)".
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