La Guerra Civile Americana 1861-1865
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Messaggio  Capt. Patrick M.Griffin Lun 1 Dic 2008 - 19:39

Come mai a vostro parere le ostilità cessarono poco dopo la resa delle armate e non si concretizzò mai l'ipotesi di una guerra partigiana contro truppe che effettivamente erano di occupazione?
Sarebbe stata un ipotesi gettonabile sotto molti punti di vista.... lo spirito della gente del sud non era stato soggiogato, la vastità del territorio non poteva che essere utile come anche il basso numero e scarsa popolosità dei principali agglomerati urbani.

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Messaggio  forrest Lun 1 Dic 2008 - 23:42

La lotta armata contro l'occupante venne svolta dal Klan,piaccia o non piaccia.
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Messaggio  P.G.T. Beauregard Gio 4 Dic 2008 - 19:28

Lo spirito non era crollato ma molti non ce la facevano più ad andare avanti con la guerra. Dopo le ultime sconfitte e la resa delle principali armate, perfino dell'invicibile Lee, la maggior parte delle truppe era demoralizzata e il sud devastato. La guerriglia si ebbe sopratutto in Missouri e ciò che comportava era davanti agli occhi di tutti: omicidi, razzie e repressioni. Tanti non la consideravano una valida opportunità e se poi pensiamo gli ideali cavallereschi di molti ufficiali sudisti una cosa simile non poteva essere fatta. Pure il governo confederato non vedeva di buon occhio la cosa, le unità di partisan rangers che in pratica facevano guerriglia vennero sciolte quasi tutte ad un certo punto. La guerriglia a ovest continuò ma gli uomini che la portavano avanti divennero presto banditi.

Ciao,
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Messaggio  Benjamin F. Cheatham Gio 4 Dic 2008 - 21:26

I partigiani furono attivi solamente durante la guerra, una volta finita, non avevano piu' motivo di esistere. Essi erano una spina nel fianco del nemico, disturbavano le retrovie e le linee interne dell'Unione e dovevano "coadiuvare" gli eserciti dalla parte opposta del fronte, i quali una volta deposte le armi finirono per togliere il motivo di esistenza stessa dei partigiani. Se ci pensi hai mai sentito parlare di partigiani combattenti dopo la fine di una guerra? essi diventano automaticamente "terroristi". Comunque nel dopoguerra nonostante la popolazione non avesse perso l'orgoglio, era provata da quattro anni di conflitto, gli uomini decimati, il territorio devastato le citta' da ricostruire la fame, quindi penso che la stragrande maggioranza avesse altri pensieri che la lotta armata contro le truppe di occupazione. E come dice Beauregard gli uomini sbandati divennero criminali. Il KKK fu l'unico gruppo che tento' inizialmente una forma di resistenza all'occupazione nordista, ma fini' per deviare i suoi propositi con gli anni a venire.

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Messaggio  Yamato-Stuart Mer 10 Dic 2008 - 22:38

Anche io ho sempre sostenuto una resistenza "ad oltranza" di tipo partigiana e/o guerrigliera, ma come ricordato negli interventi sopra la guerra era "vista" con "certi ideali".
lo spirito mai sarebbe stato soggiogato, ma più il nord invadeva il sud più aumentavano le diserzioni, dovute a molti uomini che volevano ritornare a difendere le proprie fattorie raziate dai nordisti (praticamente volevano difendere direttamente ciò per cui combattevano).
La vastità del territorio, le continue incursioni, le epidemie, il continuo protrarsi del conflitto con conseguenti investimenti ecc...... avrebbero snervato qualunque esercito e con i giusti movimenti politici (mi riferisco al grandissimo vice A.H. Stephens) i C.S.A. sarebbero stati riconosciuti.
Evidentemente la vittoria si doveva raggiungere sul campo..............oggi magari la pensiamo diversamente ma forse a quei tempi e in quei luoghi il nostro Machiavelli o non lo avevano letto o non lo tenevano in grande considerazione.
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Messaggio  jeb Dom 28 Dic 2008 - 21:14

poco prima di dover accettare le condizionidi resa inviategli da grant il generale lee fu raggiunto dal generale alexander che gli propose di dare la direttiva ai soldati di sbandarsi con le armi e raggiungere ognuno il propio stato (praticamente una guerriglia permanente) lee rifiutò per vari motivi (vedere luraghi) e dato il suo prestigio nazionle che godeva il suo esempio fu seguito da tutti gli altri generali(per me purtroppo).
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Messaggio  George H. Thomas Lun 12 Gen 2009 - 17:05

La mia opinione è che ci fu chi tentò di opporre una guerriglia agli occupanti nordisti, ma ben presto gli uomini che combattevano scaddero nel banditismo. La popolazione era troppo martoriata dai danni fatti da Sherman e Sheridan e troppo controllata dalle forze di occupazione per appoggiare adeguatamente questa forma di combattimento, che ha avuto successo solo godendo dell'appoggio della gente comune.
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Messaggio  Virginian Gentleman Mar 24 Feb 2009 - 20:04

Fellows southerns, non arrabbiatevi troppo per quello che sto per scrivere Wink

Secondo me non ci fu resistenza per un fatto molto semplice, non c'era una nazione.
La storia c'insegna che per nascere le nazioni hanno bisogno di un trauma che le produca, la coscienza civile del sud esisteva nella misura in cui esisteva la Confederazione ed era, per la maggior parte, espressione di una certa cerchia di politici ed intellettuali(ricordo che in Nord Carolina, Tennesse, Texas e West Virginia rimaneva ampi stralci di popolazione leale all'Unione).
Una guerra vinta avrebbe prodotto quella tensione necessaria per creare una nazione ma la sconfitta non lasciava nulla.
Alla fine dopo 5 anni di guerra che rimaneva? solo la vecchia cara Unione e qualche mito, che pur brillante, non aveva fatto a tempo a diventare fondante.

Se posso fare un esempio, prendiamo la Germania, se a Sedan fossero stati i francesi a vincere la Prussia non avrebbe mai esteso il suo potere sulla Germania intera e non sarebbe mai nato il Reich, senza ques'evento fondante la Baviera, e soprattutto, l'Austria non avrebbero sentito quel senso di nazione che le spingerà ad aderire al nazismo dopo la traumatica sconfitta della prima guerra mondiale(Ricordo che i Wittesblach di baviera si opposero per quel che potevano all'espansione della Prussia e lo stesso fece l'Austria.)
In più, e non è una cosa da sottovalutare, i sudisti sconfitti non appartenevano ad una cultura diversa da quella del nord, parlavano la stessa lingua e, altro fattore, il west era ancora aperto alla colonizzazione e fu capace di risucchiare molti scontenti.
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Messaggio  Ospite Mar 24 Feb 2009 - 21:44

Con tutto il rispetto, quello che dite on corrisponde alla realtà e chiunque avesse preso visione dell'opera di Luraghi se ne porebbe rendere conto. La confederazione non fu quello che fu la repubblica Partenopea del 1799, ovvero un parto di una elite che di popolare non aveva nulla...il consenso popolare alla Confederazione fu massimo e gli sforzi individuali dei civili che la sostennero lo dimostrarono...la Cara vecchia Unione, mi spiace dirvelo, ma nel sud non esisteva a livello culturale o mentale...e qui si parla già del 1850 quando iniziò la divisione fisica tra Nord e Sud...gli Stati Uniti come li conosciamo noi sono nati dalla legislazione postuma al conflitto tra gli stati...quello che vi era prima era figlio degli articles of the confederation della Guerra di Insurrezione ed erano una cosa a parte. Dopo 4 anni di guerra, non esistevano fisicamente gli uomini per creare una guerriglia su vasta scala. Non vi erano i mezzi e null'altro. Gli stati della Confederazione decisero di continuare la propria lotta sul piano politico ed i soldati confederati, una volta assolto il proprio compito e licenziati dai propri comandanti, non avrebbero potuto continuare la guerriglia se non a titolo personale (Quantrill...)e per vendetta, non in nome di un governo in esilio o via dicendo. Il presidente della Confederazione era in carcere senza processo e le forze armate confederate erano state sciolte dai propri comandanti. Alla resa dei conti, come fu riconosciuto postumamente, loro avevano combattuto per i propri stati e per un governo che consideravano legittimo, che diede prova della sua popolarità nei migliaia di arruolamenti volontari, nelle associazioni spontanee di donne che aiutavano i combattenti al fronte, le infermiere confederate, e via dicendo. proprio per questo, proprio perchè la storia ha conosciuto governi formati da intellighenzie, da elite, veri e propri stati fantoccio che esistevano solo su carta, che davvero gli Stati Confederati d'America non possono essere considerati una cosa del genere. La secessione fu nell'aria per dieci anni ed il popolo sapeva di cosa si stava parlando e la appoggiò. Per quanto riguarda le ampie fasce di popolazione che avrebbero dovuto sostenere il nord, non dimentichiamoci che al Maryland occupato miliarmente dalle forze federali fu letteralmente impedito di esprimersi liberamente sulla secessione o meno e che la rivolta di New York, che paventava addirittura l'uscia dello stato dall'Unione, fu soffocata nel sangue.

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Messaggio  Virginian Gentleman Mar 24 Feb 2009 - 23:14

A parte che la lettura(consigliatissima) di Battle Cry for Freedom di James McPherson scuote un po' la vecchia concezione Luraghiana del "Solid South" pronto a difendere la propria indipendenza fino alla morte(Ripeto i casi di Nord Carolina, Tennesse, West Virginia, North Missouri, Kentucky Delaware), rimane il fatto che la guerriglia sarebbe stata condotta, appunto come suggerisce l'esimio Bell, a titolo personale da vari comandanti.

Anche la grande adesione popolare, pur vera, a mio avviso alla lettura delle fonti moderne, e con una lettura della storia meno mitizzata appare decisamente meno pregnante di quanto si pensasse, visto che la confederazione sudista, fu il primo stato anglosassone a dover instaurare la coscrizione obbligatoria.

Con questo non voglio certo negare che la Confederazione visse realmente visto che effettivamente migliaia di giovani e meno giovani diedero la vita per difenderla, volevo solo far notare che è morta nella sua infanzia, ancora troppo giovane per poter suscitare dei sentimenti di rivalsa, semmai solo un vago rimpianto come quello che rimane alle madri che hanno perso un figlio prematuro.
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Messaggio  R.E.Lee Mer 25 Feb 2009 - 15:48

caro virginian gentleman (nome un pò complicato),
i sudisti combattevano prima di tutto per il loro stato di origine (virginia, tennesse ecc..), aderirono comunque alla causa per l'indipendenza contro quello che ritenevano un oppressore straniero con grande fervore.
pensa che molti si presentarono agli uffici di arruolamento già equipaggiati ed armati, nel sud tutti più o meno possedevano un fucile !
riguardo alla coscrizione obbligatoria penso che fù il classico male necessario, visto la disparità numerica con l'unione, era necessario che tutti ma proprio tutti gli uomini abili dai 17 ai 50 anni venissero arruolati.
non conosco francamente le percentuali dei coscritti e dei volontari, ma sò che nelle trincee di petersurg i nordisti trovarono i corpi di ragazzi di 12/13 anni accanto a quelli di uomini di oltre 70 anni.
se non è dedizione per la causa questa....
forse è anche per questo che la confederazione ha esercitato su di noi un fascino particolare, che poi non fossero tutte rose e fiori ....nessuno è perfetto !

ciao
gen. lee Very Happy
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Messaggio  Virginian Gentleman Mer 25 Feb 2009 - 18:54

Generale se preferisci puoi chiamarmi Filo come fanno tutti(il nome era per darsi un tono Smile )

Ripeto quanto detto sopra: Non nego che non ci fosse dedizione alla causa.
La mancanza della lotta partigiana, infatti, non viene dalla mancata dedizione o devozione quanto alla mancanza della causa stessa.

Cercherò di spiegarmi con esempio della storia americana: La guerra d'Indipendenza.
Gli Usa presero vita da un insurrezione di alcune colonie(la Nuova inghilterra) mentre altre(specialmente New York e le Caroline) erano tendenzialmente lealiste.

Se Washington avesse perduto la guerra gli Usa sarebbero diventati quello che è adesso il Canada, un Dominion e null'altro più, perchè quello che veramente fondò l'Unione fu la vittoria contro l'Inglese che cementò il sentimento nazionale e permise al cameratismo ed alla dedizione popolare che, come per la guerra civile, non mancò.
Non fu la dichiarazione d'indipendenza a far nascere gli Usa ma la vittoria di Yorktown dove si concluse la guerra.

Cosi la confederazione nacque si dalla convenzione di Montgomery ma non ebbe tempo di fortificarsi, suscitò devozione, ammirevole coraggio, abnegazione e perfino eroismo.
Dopo la guerra d'indipendenza c'era, anche ufficialmente, un paese da chiamare patria, dopo la guerra civile, solo un mare di rovine.
Non poteva esserci lotta partigiana la maggior parte della gente del sud era americana e, nonostante il coraggio e il sangue versato, la loro nazione in fieri non si era concretizzata, non avevano avuto abbastanza tempo da creare uno spirito nazionale cosi coerente da generare poi una lotta partigiana.
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Messaggio  Ospite Mer 25 Feb 2009 - 22:09

Non contate che la deposizione delle armi potrebbe essere stata dettata dall'obbedienza alla volontà dei governi dei propri stati che decisero di non proseguire la lotta armata?

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Messaggio  Virginian Gentleman Mer 25 Feb 2009 - 23:46

Però bisogna anche dire che il governo del sud non dichiarò mai perduta la guerra(che tecnicamente è ancora in corso se vogliamo essere pignoli, visto che, a quanto mi risulta, il governo confederato non ha firmato nessuna resa) poichè esso semplicemente cessò di esistere.
E
Io resto della mia opinione, ovvero che la lotta partigiana non ci fu, perchè non c'era uno stato da difendere.
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Messaggio  Ospite Gio 26 Feb 2009 - 12:21

E ne avete diritto, ma voi dimenticate il concetto di Debellatio, ovvero di cessazione di ostilità per cessata esistenza dello stato belligerante. Quando Stalin seppe della firma di Reims della Germania, dichiarò comuqnue che essa per lui non aveva valore poichè la Germania era caduta non per resa ma per Debellatio. Lo stesso vale per gli Stati Confederati d'America; cessarono di esistere per Debbelatio e la riammissione dei distretti militari nell'Unione sotto forma di stati decretò la reintroduzione dei governi singoli all'interno dellastruttura federale con un processo che non ha mai rinnegato i governi nazionali che vi erano in quesgli stati nel lustro 1861-65. De Facto, l'Unione non considerava i governi nazionali degli stati confederati come "governi fantoccio" cui contrapporre governi legali, ma bensì come veri e propri governi legali in carica che erano insorti contro l'Unione Federale defnendo il loro insieme come Stati Confederati d'America. Il non riconoscimento da parte del nord dell'esistenza di tale entità è logico, ma l'entità esistette sotto forma di apparato statale e popolare. Un apparato che nacque in guerra e con quella guerra identificò la propria esisistenza. Ci sarebbe da chiedersi: se fosse fallita l'insurrezione americana contro i lregno unito avremmo parlato di non esistenza dell'Unione Continentale americana? Come parto di una ristretta intellighenzia?

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Messaggio  Virginian Gentleman Gio 26 Feb 2009 - 13:50

In effetti però quello era.
A differenza della rivoluzione francese o russa(nella sua fase iniziale) e come il risorgimento, la rivoluzione americana prende spunto da un diffuso malcontento, elaborato da alcuni pensatori di rilievo in una teoria politica che a quel punto diventa opposta ed inconciliabile con la(supposta) fonte del malcontento.
L'intellighenzia riesce a creare un forte supporto sfruttando abilmente il sentimento di rivalsa/oppressione che domina un popolo sottomesso/oppresso ma che non ha delle "vere" ragioni etnico-religiose per rivoltarsi(Inglesi ed americani alla fine sono sempre la stessa gente, cosi come succede al nord ed al sud).

Con questo non voglio dire che non abbiano ragione o che la secessione o la guerra civile siano illegittime, anzi, a volte(come nel caso del risorgimento italiano) le elites culturali riescono a vedere prima della massa la necessità di agire(vedi Mazzini).
Dico solo che queste rivoluzioni sono destinate a sparire non sono fortificate da un evento che rinsaldi il senso nazionale e civile come, appunto, una vittoria.

Il fatto che il Piemonte si sia ripreso dopo la sfortunata prima guerra d'Indipendenza e che alla fine sia riuscito a vincere l'Austria mentre il sud non è più risorto come entità politica, ne come "carboneria"(se si esclude il Klan sul quale mi riservo di giudicare quando avrò più informazioni, e che in ogni caso conduceva una guerra "razziale" più che politica) è dovuto al fatto che la patria sudista non si è concretizzata e che il nordista non è diventato straniero, ma poiché la confederazione è caduta, è ritornato un(magari poco amato) fratello.
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Messaggio  Ospite Gio 26 Feb 2009 - 14:20

Perdonate, ma dove sarebbe stato il malcontento popolare nell'"evento risorgimentale" dell'invasione e della conquista del Regno delle Due Sicilie? Il malcontento ci fu dopo con i campi di concentramento e gli stermini ad opera delle truppe piemontesi sulla popolazione inerme e sui prigionieri di guerra.
Per quanto riguarda la Confederazione, l'errore classico è credere che la guerra sia sol oquella combattuta tra il 1861 ed il 1865; la Guerra era iniziata come minimo negli anni 50 del secolo per poi essersi conclusa almeno alla fine degli anni settanta dello stesso; solo che era combattuta su altri piani, come quello culturale e politico. Lo scontro armato fu soltanto una fase di questo conflitto la cui continuazione in ambito politico rendeva inutile qualsiasi continuazione in guerriglia. Oggi ogni stato del sud celebra il Giorno della Confederazione per indicare ch eessa è stata una entità statale, politica, militare e popolare non rinnegabile ed esistente. Anche il nord ne riconosce indirettamente l'esistenza nella considerazione, da parte dei successori dei reggimenti del Grande Esercito della Repubblica delle bandiere da guerra catturate ai reggimenti sudisti come trofei di guerra legittimi al pari delle bandiere catturate ai reggimenti britannici, messicani e spagnoli.

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Messaggio  luigi trentanovi Gio 26 Feb 2009 - 14:32

Non pensate che forse la gente era semplicemente stanca della guerra, detesto le semplificazioni, ma spesso gli eventi
sono condizionati dall'insuperabile pragmatismo dell' essere umano, vorrei inoltre chiedrevi cosa ne pensate riguardo al
mito della causa persa da parte del Sud, è stato un modo per esorcizzare l' enorme delusione della sconfitta?
A presto gigi.

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Messaggio  Ospite Gio 26 Feb 2009 - 17:25

Ma oggettivamente chi avrebbe dovuto rendersi protagonista di questa guerriglia e perchè? Gli stati confederati avevano affidato la propria difesa al Ministero della Difesa Confederato il quale, a sua volta, aveva affidato il mandato ai comandanti degli eserciti confederati. Nel momento in cui tutti i comandanti avevano ordinato alle proprie armate di scogliersi e di cessare le ostilità, per quale motivo i soldati avrebbero dovuto disobbedire loro di propria sponta od interpretare gli ordini di smobilitazione come un "datevi alla macchia ed iniziate una guerriglia"?

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Messaggio  Virginian Gentleman Gio 26 Feb 2009 - 19:18

Beh la lotta popolare in Italia(nel nord come nel sud) è ben rappresentata dalla Carboneria, la quale tuttavia, proprio per una mancanza di supporto dall'alto, rimase a livello di terrorismo ed insurrezionalismo.
C'è da aggiungere, al caso italiano, una minor acculturazione delle masse.

Per quel che riguarda il discorso della guerriglia potrei girare la domanda: se il sentimento nazionale sudista era cosi forte come mai i generali si arresero e non scelsero la guerriglia?
Come mai i southern diehard o il klan per quel che concerne, non scelse d'imboscarsi?

E per quel che riguarda la "Lost Cause" direi che si tratta di un mito nato dal trauma della sconfitta.
Visto che la nazione era perduta e non era stata più che un sogno divenne appunto un mito che serviva a tenere alto il morale di un popolo, che era stato sul punto di diventare qualcosa che poi non si era concretizzato.
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Messaggio  Ospite Gio 26 Feb 2009 - 21:12

perdonate, ma nel meridione italiano vi poteva essere la carboneria, ma aveva obiettivi abbastanza differenti da quelli della carboneria centale e settentrionale, mentre il consenso popolare era del tutto assente.

Per quanto riguarda la guerra civile americana, perdonate, ma il sentimento nazionale sudista non si può porre nei moschetti o nei cannoni; non sostituisce le calzature od i vestiti. i generali non si arresero certo con truppe fresche, perfettamente armate e rifocillate...che avrebbero dovuto fare: cercare la bella morte? Magari nel Risiko è divertente, ma se si comandano uomini in battaglia per mesi od anni non si riesce a dir loro che bisogna morire inutilmente laddove non vi è speranza di vittoria.

Il klan non si diede alla macchia? Perdonate, ma le azioni del klan non furono certo avvallate dalle truppe occupanti; furon osempre clandestine e furono le uniche espressioni di "lotta clandestina" non finalizzata certo ad una nuova insurrezione, ma al miglioramento delle condizioni degli sconfitti.

Per quanto riguarda la Lost Cause...ma perdonate, di che mito si parla? Non è vero che la causa sudista fu persa sul campo? Quello che è permesso ai reduci delle forze armate del Biafra è forse un mito per quelli degli Stati Confederati? Che sia divenuto un mito è logico ma non lo è meno di quanto non lo sia attualmente la Grandeur napoleonica per la Francia...qui non si parla di un mito che serviva a tener alto chissà che, perchè non fu necessario essendo che il potere dei bianchi non fu mai messo in discussione, per cui non vi era alcun motivo per innescare una nuova insurrezione, cos aimpossibile perchè la Ricostruzione fu progettata per togliere qualsiasi possibilità al sud di riarmare eserciti. Anche il Nord smontò, a volte con la forza il mito che si era creato attorno al Grande Esercito della Repubblica...ma questo non significa che questo dovesse intervenire o meno sul morale nordista. Quello che sto cercando di dirvi è chelo stesso concetto di vittoria, sconfitta, inizio della guerra, fine della guerra e suoi epigoni politici e sociali hanno per noi qui significati molto differenti di quelli che hanno avuto per gli americani .

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Messaggio  PIERPAOLO Ven 27 Feb 2009 - 12:31

mi sembra che a metà dell'Ottocento la lotta partigiana fosse ancora un concetto molto vago: i francesi dopo la resa di Sedan e la capitolazione di Nap III e con l'avvento della Comune tentarono la lotta partigiana contro i Prussiani occupanti con scarsissimi risultati militari.
La storia insegna che una lotta partigiana per avere successo deve essere appoggiata dall'esterno ( vedi in Italia dagli Alleati, o in Vietnam dalla Cina e dall'URSS, in Afganistan dalla CIA) ma raramente riesce a reggersi da sola senza uomini e rifornimenti esterni, e gli uomini del Sud non avevano più energie nè nazioni europee che li appoggiassero fattivamente.
Perfino i polacchi a Varsavia nel 1944, pur ingaggiando una lotta a carattere partigiano durata due mesi e con duecentomila morti, non sono riusciti a sconfiggere i tedeschi, proprio perchè non appoggiati nè dai Russi nè dagli Alleati (che tra parentesi avevano scatenato una guerra Mondiale nel 1939 per difederli....)
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Messaggio  Ospite Ven 27 Feb 2009 - 12:48

molto vero; non bisogna mai dimenticare che le lotte partigiane sono spesso mitizzate ma che il lorocontributo sul campo è spesos più ideologico che sostanziale, specie se non vi sono appoggi esterni di alcun tipo. Bisogna anche ricordare che , come avete detto voi, il concetto di lotta partigiana, di guerriglia, non era molto in voga nell'ottocento e che vi era una naturale tendenza ad interrompere i conflitti dopo atti ufficiali come capitolazioni e rese che rendevano inutili tutti gli atti di guerra successivi, poichè non sostenuti alle spalle da nessuno. La confederazione non firmò mai una resa ufficiale? Ma i comandanti delle sue armate, ad uno ad uno, firmarono strumenti di resa che decretarono l'impossibilità della confederazione di dar voce alle proprie rivendicazioni. La guerriglia che senso avrebbe avuto? Chi la avrebbe sostenuta dall'esterno?

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Messaggio  vittorio migliavacca Sab 28 Feb 2009 - 14:02

Purtroppo per ovvie ragioni mi inserisco troppo tardi nella discussione. Il mio pensiero è perfettamente in linea con i concetti espressi molto chiaramente da Lloyd j. Beall, ritengo quindi inutile ribadirli.
Le guerre non si combattono solo con le armi e gli eserciti, ma anche negando i diritti, praticando la discriminazione, privando i cittadini dell'istruzione e della cultura necessarie per crescere, aggirando le leggi e spargendo paura e terrore.
La lotta partigiana nel sud ci fu e durò perlomeno sino agli anni 50 del secolo scorso.Consideriamo come vennero interpretati, dalla popolazione bianca del Sud, quindi dalla " nuova classe dirigente", il 13°, 14° e 15° emendamento.
Consideriamo la " poll tax" e la " grandfather clauses" e tutta quella serie di artifici e raggiri legislativi che altro non furono se non la continuazione della guerra sotto altre forme.
Nel cuore del Sud e nell'intimo dei sudisti la Confederazione non è ancora morta.

vittorio migliavacca
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Messaggio  R.E.Lee Sab 28 Feb 2009 - 15:35

vittorio migliavacca ha scritto:Purtroppo per ovvie ragioni mi inserisco troppo tardi nella discussione. Il mio pensiero è perfettamente in linea con i concetti espressi molto chiaramente da Lloyd j. Beall, ritengo quindi inutile ribadirli.
Le guerre non si combattono solo con le armi e gli eserciti, ma anche negando i diritti, praticando la discriminazione, privando i cittadini dell'istruzione e della cultura necessarie per crescere, aggirando le leggi e spargendo paura e terrore.
La lotta partigiana nel sud ci fu e durò perlomeno sino agli anni 50 del secolo scorso.Consideriamo come vennero interpretati, dalla popolazione bianca del Sud, quindi dalla " nuova classe dirigente", il 13°, 14° e 15° emendamento.
Consideriamo la " poll tax" e la " grandfather clauses" e tutta quella serie di artifici e raggiri legislativi che altro non furono se non la continuazione della guerra sotto altre forme.
Nel cuore del Sud e nell'intimo dei sudisti la Confederazione non è ancora morta.

approvo quello che hai detto, vorrei aggiungere a quanto hai scritto sopra fù dovuto per me, anche alla disastrosa politica di "ricostruzione" messa in atto dal nord nel dopoguerra che contribuì a seminare rancori e odi mai sopiti. (ma non usciamo dal topic).

ciao
gen. lee
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