Abraham Lincoln in pace e in guerra
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Perdonate, per voi è identic un soldato che uccide un soldato nemico ed un soldato che ammazza un civile od essendo una guerra un crimine in sè le due persone sono identiche?
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Lo so che hanno una valenza diversa,ma non sono ambedue giustificabili perchè rientrano nella stessa logica perversa di tutte le guerre.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Si, ma con tutto il rispetto, chi uccide un soldato nemico armato è un soldato e quindi si può continuare a discutere sulla barbarie della guerra; chi uccide un civile è un criminale, sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Proprio per questo si vuole capire quanto Lincon sapesse dei fatti accaduti durante l'avanzata verso il mare di Sherman: sapeva? Approvò? Se non sapeva, è possibile che un generale avesse autonomamente deviso di usare le sue truppe per atti di terrorismo ingiustificato senza che ne dovesse rispondere a nessuno?
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La grandezza di Lincoln non fu capita dai contemporanei e anche al giorno d'oggi è difficile,per molti,da comprendere.La personalità dell'uomo,il suo stile e le sue doti di dignità,di umiltà e sensibilità lo fecero diventare l'uomo-guida durante la guerra. Lincoln riuscì a definire gli obiettivi della nazione anche a livello di ideali,contribuendo a salvaguardare l'Unione.La sua morte prematura ed improvvisa fu una tragedia nazionale per tutti,Sud compreso.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Quindi i contemporanei che criticavano Lincon all'epoca erano solo gente che non comprese il suo "messaggio", il suo "essere"? Chissà perchè, la sua immagine si inizia a sovrapporre sempre di più a quella di Gesù...
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Forse era un Presidente troppo moderno ed atipico per quell'epoca.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Ah certo...infatti nessun presidente dopo di lui è stato in grado di iniziare guerre fraticide...
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La responsabilità di aver scatenato una guerra non sarà anche del Sud?
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Ah, vacillate? Dite "anche"; quindi lincon, il Santo Abramo ha delle responsabilità per voi? Quali?
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La responsabilità di aver scatenato la guerra,non essendo fazioso,è anche del Nord,su Lincoln ho qualche dubbio.Anche in questo caso,ritengo che i Sudisti non avessero capito le reali intenzioni di Lincoln,era un politico troppo moderno per la classe dirigente Sudista dell'epoca.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Quindi Lincon era l'unico che capiva nulla e tutti lo fraintendevano? Poverini...e visto che non siete fazioso, se proprio dovessero costringervi, che colpe trovereste in Sant'Abramo?
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Beall,è inutile continuare,ognuno di noi ha spiegato più volte il proprio punto di vista.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Infatti non posso che giurarvi sull'anima del mio defunto genitore che le colpe di Abramo sono l'ultima cosa che vi chiedo, poi taccerò.
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All'inizio della sua carriera di Presidente gli giocò contro una certa dose di inesperienza,che però recuperò in seguito.Sottovalutò inizialmente la problematica della Secessione degli Stati del Sud,sperando di risolverla in pochi mesi.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Comprendo; quindi la guerra civile fu l'errore dell'inesperienza linconiana. Ed io che mi rammaricavo con me stesos per aver comprato la besciamella al posto della panna da cucina. Grazie, Colonnello. E' per me un onore poter parlare con voi e mispiace se so esser tanto petulante.
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Beall,non potete attribuire al sottoscritto,in modo sarcastico,le vostre supposizioni,non mi sembra molto corretto.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
non volevo certamente offendervi, Colonnello. Volevo solo solo sdrammattizzare l'intero incidente. Laddove ciò vi sia suonato a canzonanmento od, addirittura, offesa, davvero mi ci arrivo a scusare.
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Profilo Lincoln
Vi cito questo articolo su Lincoln,tratto dal Corriere della Sera.
WASHINGTON - Per giurare da presidente, Barack Obama ha scelto la Bibbia che apparteneva a lui, vecchia di un secolo e mezzo, copertina di velluto e legatura in oro, normalmente custodita alla Biblioteca del Congresso. Il tema dell' inaugurazione del 44mo presidente è preso direttamente dal celebre discorso di Gettysburg: «A New Birth of Freedom», una nuova alba della libertà. Nei discorsi, nelle scelte dei ministri, nei luoghi, nell' intera iconografia della sua campagna, è sempre lui il riferimento ideale di Obama. Alla National Portrait Gallery espongono le sue maschere scultoree e le fotografie più famose. All' American History Museum è stata appena aperta una mostra sulla sua vita «straordinaria»: c' è anche il cilindro che indossava la notte in cui venne assassinato. L' omicidio avvenne al Ford' s Theatre, anche questo già restaurato e fra poco riaperto. E per gli appassionati della mondanità, l' American Art Museum dedica una sala al suo ballo inaugurale, dove si possono vedere anche inviti e menu originali. Mentre una raffica di nuovi saggi e biografie, fra cui quella monumentale di Michael Burlingame, che ha scoperto lettere inedite e articoli considerati perduti, scandisce l' inizio dell' anno del suo bicentenario. Ma non è soltanto una celebrazione. L' America è di nuovo innamorata di Abraham Lincoln (1809-1865), il sedicesimo presidente, l' uomo dell' Illinois che emancipò gli schiavi, il redentore degli ideali americani che salvò l' Unione e cambiò la storia del mondo. «No Lincoln, no nation», ricorda con la solita verve Christopher Hitchens. È una riconsiderazione collettiva, che la drammatica situazione del Paese, di fronte alla prospettiva di una nuova Grande depressione, rende ancora più appassionata e urgente. È a Lincoln in altre parole che gli americani, primo fra tutti il nuovo presidente, sembrano nuovamente guardare per ritrovare ispirazione e visione. Non sempre è stato così. Come mostra Harold Holzer nella sua Lincoln Anthology: 85 Writers on his Life and Legacy from 1860 until Now, il giudizio su Lincoln è stato sempre molto variegato e controverso. Negli anni Sessanta, per esempio, il «grande emancipatore» era stato ridimensionato sia da destra che da sinistra. La cultura liberal gli contestava che il suo vero obiettivo fosse stato preservare l' Unione, non già abolire la schiavitù: in una lettera del 1862, Lincoln non ne faceva mistero, spiegando che avrebbe tenuto insieme l' Unione anche «senza liberare un solo schiavo», ovvero «liberandoli tutti», o ancora «liberandone solo alcuni». E quelli liberati li avrebbe volentieri incoraggiati a emigrare in Africa. A destra, a parte l' eterno risentimento sudista che fino al 1964 penalizzò il Partito repubblicano, il suo partito, negli ex Stati della Confederazione, un editoriale sulla National Review di William Buckley lo descriveva come «essenzialmente negativo per il genio e la libertà del nostro Paese», considerandolo un centralista, nemico dei diritti degli Stati. Su questo giudizio forse pesava anche la lettera di congratulazioni che Karl Marx gli scrisse nel 1864, in occasione della sua rielezione, dove fra l' altro il padre del comunismo affermava (sic) che «i lavoratori d' Europa sentono istintivamente che la bandiera a stelle e strisce porta il destino della loro classe». Ma il bicentenario, l' ascesa alla presidenza di un altro uomo dell' Illinois, l' arrivo alla Casa Bianca del primo afroamericano, che porta al suo logico esito l' emancipazione iniziata nel 1862, lo spettro della depressione sono gli ingredienti che hanno contribuito alla riscoperta di Lincoln. Perché fu lui, nel momento in cui fallì il compromesso originario, che aveva ipocritamente conciliato la schiavitù con la più democratica Costituzione del mondo, a salvaguardare il più grande esperimento di autogoverno della storia, sia pure al prezzo di una sanguinosa Guerra civile. Offre un canovaccio, il sedicesimo presidente, agli Stati Uniti di Obama? C' è stato molto dibattito, nelle settimane scorse, intorno al libro di Doris Kearns Goodwin, Team of Rivals: the Political Genius of Abraham Lincoln, pubblicato nel 2005, che racconta come nel suo primo gabinetto il «grande emancipatore» volle tutti gli ex avversari politici. Il neopresidente lo ha indicato come una delle sue letture preferite, fonte di ispirazione per la composizione del suo governo: la scelta di Hillary Clinton per il dipartimento di Stato e la conferma del repubblicano Gates al Pentagono rispondono a questa logica. «Ma quello era un costume del tempo. Il punto non sono gli avversari, quanto le personalità forti», osserva lo storico Eric Foner, della Columbia University, autore dell' antologia Our Lincoln: New Perspectives on Lincoln and His World. Secondo Foner, «il confronto con presidenti recenti ci dice che spesso essi hanno scelto come ministri degli yesman dei loro Stati, quindi non hanno mai dovuto misurarsi con punti di vista diversi e opposti». In questo senso, per Foner, Lincoln offre ancora un modello: «La squadra dei rivali può funzionare. Ma il compito è più difficile. La Guerra civile contribuì all' impressione di un governo di unità nazionale. Non so se la crisi economica farà altrettanto». Secondo Andrew Delbanco, uno degli autori dell' antologia di Foner, nonostante i suoi traumi la Guerra civile, a differenza di altre guerre, non lasciò l' America in crisi e priva di una causa o di una visione. Lincoln cioè seppe trovare «un significato trascendente al massacro», in grado di parlare sia ai vincitori che agli sconfitti. Fu il miracolo di Gettysburg, dove in meno di due minuti Lincoln diventò un nuovo padre fondatore, definendo una nuova visione e una nuova missione. Oggi le sfide sono diverse, ma non meno gravi. Eppure, secondo Harold Holzer, che in Lincoln President-Elect racconta la transizione presidenziale dell' inverno 1860-61, «come allora, la leadership può venire non tanto dall' esperienza, ma dalla serietà, dal senso del dovere, dall' umiltà e dalla comprensione degli altri». Alla National Portrait Gallery, la celebre foto scattata da Alexander Gardner nel febbraio 1865, due mesi prima della morte di Lincoln, sembra anticiparne la fine. Proprio sopra la fronte, nel punto in cui la pallottola di John Wilkes Booth andò a conficcarsi, una crepa attraversa la lastra. Nella stampa, il negativo si era rotto. Ma per una volta, lo sguardo del vecchio Abe sembra addolcirsi in un mezzo sorriso. Forse è della promessa di quell' ottimismo, che hanno bisogno oggi l' America e il mondo. Mostre biografie sito web Il bicentenario di Abraham Lincoln, nato il 12 febbraio 1809 (sotto in un dipinto e, a sinistra, la sua statua al Lincoln Memorial di Washington), sarà celebrato con grandi mostre allestite a Washington e a Springfield (Illinois), dove cominciò la sua carriera politica. Numerose anche le uscite in libreria, a cominciare dalle biografie di storici autorevoli come Michael Burlingame, James McPherson, Ronald C. White e Fred Kaplan. Informazioni sul sito web www.lincolnbicentennial.gov
Valentino Paolo
Pagina 41
(17 gennaio 2009) - Corriere della Sera
WASHINGTON - Per giurare da presidente, Barack Obama ha scelto la Bibbia che apparteneva a lui, vecchia di un secolo e mezzo, copertina di velluto e legatura in oro, normalmente custodita alla Biblioteca del Congresso. Il tema dell' inaugurazione del 44mo presidente è preso direttamente dal celebre discorso di Gettysburg: «A New Birth of Freedom», una nuova alba della libertà. Nei discorsi, nelle scelte dei ministri, nei luoghi, nell' intera iconografia della sua campagna, è sempre lui il riferimento ideale di Obama. Alla National Portrait Gallery espongono le sue maschere scultoree e le fotografie più famose. All' American History Museum è stata appena aperta una mostra sulla sua vita «straordinaria»: c' è anche il cilindro che indossava la notte in cui venne assassinato. L' omicidio avvenne al Ford' s Theatre, anche questo già restaurato e fra poco riaperto. E per gli appassionati della mondanità, l' American Art Museum dedica una sala al suo ballo inaugurale, dove si possono vedere anche inviti e menu originali. Mentre una raffica di nuovi saggi e biografie, fra cui quella monumentale di Michael Burlingame, che ha scoperto lettere inedite e articoli considerati perduti, scandisce l' inizio dell' anno del suo bicentenario. Ma non è soltanto una celebrazione. L' America è di nuovo innamorata di Abraham Lincoln (1809-1865), il sedicesimo presidente, l' uomo dell' Illinois che emancipò gli schiavi, il redentore degli ideali americani che salvò l' Unione e cambiò la storia del mondo. «No Lincoln, no nation», ricorda con la solita verve Christopher Hitchens. È una riconsiderazione collettiva, che la drammatica situazione del Paese, di fronte alla prospettiva di una nuova Grande depressione, rende ancora più appassionata e urgente. È a Lincoln in altre parole che gli americani, primo fra tutti il nuovo presidente, sembrano nuovamente guardare per ritrovare ispirazione e visione. Non sempre è stato così. Come mostra Harold Holzer nella sua Lincoln Anthology: 85 Writers on his Life and Legacy from 1860 until Now, il giudizio su Lincoln è stato sempre molto variegato e controverso. Negli anni Sessanta, per esempio, il «grande emancipatore» era stato ridimensionato sia da destra che da sinistra. La cultura liberal gli contestava che il suo vero obiettivo fosse stato preservare l' Unione, non già abolire la schiavitù: in una lettera del 1862, Lincoln non ne faceva mistero, spiegando che avrebbe tenuto insieme l' Unione anche «senza liberare un solo schiavo», ovvero «liberandoli tutti», o ancora «liberandone solo alcuni». E quelli liberati li avrebbe volentieri incoraggiati a emigrare in Africa. A destra, a parte l' eterno risentimento sudista che fino al 1964 penalizzò il Partito repubblicano, il suo partito, negli ex Stati della Confederazione, un editoriale sulla National Review di William Buckley lo descriveva come «essenzialmente negativo per il genio e la libertà del nostro Paese», considerandolo un centralista, nemico dei diritti degli Stati. Su questo giudizio forse pesava anche la lettera di congratulazioni che Karl Marx gli scrisse nel 1864, in occasione della sua rielezione, dove fra l' altro il padre del comunismo affermava (sic) che «i lavoratori d' Europa sentono istintivamente che la bandiera a stelle e strisce porta il destino della loro classe». Ma il bicentenario, l' ascesa alla presidenza di un altro uomo dell' Illinois, l' arrivo alla Casa Bianca del primo afroamericano, che porta al suo logico esito l' emancipazione iniziata nel 1862, lo spettro della depressione sono gli ingredienti che hanno contribuito alla riscoperta di Lincoln. Perché fu lui, nel momento in cui fallì il compromesso originario, che aveva ipocritamente conciliato la schiavitù con la più democratica Costituzione del mondo, a salvaguardare il più grande esperimento di autogoverno della storia, sia pure al prezzo di una sanguinosa Guerra civile. Offre un canovaccio, il sedicesimo presidente, agli Stati Uniti di Obama? C' è stato molto dibattito, nelle settimane scorse, intorno al libro di Doris Kearns Goodwin, Team of Rivals: the Political Genius of Abraham Lincoln, pubblicato nel 2005, che racconta come nel suo primo gabinetto il «grande emancipatore» volle tutti gli ex avversari politici. Il neopresidente lo ha indicato come una delle sue letture preferite, fonte di ispirazione per la composizione del suo governo: la scelta di Hillary Clinton per il dipartimento di Stato e la conferma del repubblicano Gates al Pentagono rispondono a questa logica. «Ma quello era un costume del tempo. Il punto non sono gli avversari, quanto le personalità forti», osserva lo storico Eric Foner, della Columbia University, autore dell' antologia Our Lincoln: New Perspectives on Lincoln and His World. Secondo Foner, «il confronto con presidenti recenti ci dice che spesso essi hanno scelto come ministri degli yesman dei loro Stati, quindi non hanno mai dovuto misurarsi con punti di vista diversi e opposti». In questo senso, per Foner, Lincoln offre ancora un modello: «La squadra dei rivali può funzionare. Ma il compito è più difficile. La Guerra civile contribuì all' impressione di un governo di unità nazionale. Non so se la crisi economica farà altrettanto». Secondo Andrew Delbanco, uno degli autori dell' antologia di Foner, nonostante i suoi traumi la Guerra civile, a differenza di altre guerre, non lasciò l' America in crisi e priva di una causa o di una visione. Lincoln cioè seppe trovare «un significato trascendente al massacro», in grado di parlare sia ai vincitori che agli sconfitti. Fu il miracolo di Gettysburg, dove in meno di due minuti Lincoln diventò un nuovo padre fondatore, definendo una nuova visione e una nuova missione. Oggi le sfide sono diverse, ma non meno gravi. Eppure, secondo Harold Holzer, che in Lincoln President-Elect racconta la transizione presidenziale dell' inverno 1860-61, «come allora, la leadership può venire non tanto dall' esperienza, ma dalla serietà, dal senso del dovere, dall' umiltà e dalla comprensione degli altri». Alla National Portrait Gallery, la celebre foto scattata da Alexander Gardner nel febbraio 1865, due mesi prima della morte di Lincoln, sembra anticiparne la fine. Proprio sopra la fronte, nel punto in cui la pallottola di John Wilkes Booth andò a conficcarsi, una crepa attraversa la lastra. Nella stampa, il negativo si era rotto. Ma per una volta, lo sguardo del vecchio Abe sembra addolcirsi in un mezzo sorriso. Forse è della promessa di quell' ottimismo, che hanno bisogno oggi l' America e il mondo. Mostre biografie sito web Il bicentenario di Abraham Lincoln, nato il 12 febbraio 1809 (sotto in un dipinto e, a sinistra, la sua statua al Lincoln Memorial di Washington), sarà celebrato con grandi mostre allestite a Washington e a Springfield (Illinois), dove cominciò la sua carriera politica. Numerose anche le uscite in libreria, a cominciare dalle biografie di storici autorevoli come Michael Burlingame, James McPherson, Ronald C. White e Fred Kaplan. Informazioni sul sito web www.lincolnbicentennial.gov
Valentino Paolo
Pagina 41
(17 gennaio 2009) - Corriere della Sera
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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profilo lincoln
mi perdoni il ns custer ma, da buon filosudista, non amo lincoln. non mi avventuro in commenti sui riferimenti e citazioni che menziona l'articolo in quanto finirei fuori-forum !! lincoln condusse il nord alla vittoria della guerra e conseguente riunificazione del paese e questo può essere un merito visto dalla parte dei nordisti, ma sui sistemi che adottò, ci sarebbe molto da scrivere. chiamava i sudisti "fratelli" e nel contempo ordinava di bruciarli case, raccolti e quanto altro. fù, in poche parole, il propugnatore del pugno duro per vincere la guerra. fece mettere il sud "a ferro e fuoco", senza tanti complimenti, bibbia o non bibbia. con questo "sistema" ebbe la meglio e vinse la guerra, ma era questo l'unico modo per vincerla ? questo io da umile utente del forum non lo sò, però sò ed è la storia a dirlo, che la riunificazione forzata del paese si portò dietro una scia di odi e rancori mai sopiti: fù quindi vera gloria ? non credo che lincoln la cercasse (la gloria appunto), ma la storia postuma scritta dai vincitori glie ne ha attibuita un bel "mucchio, facendo di lui un simbolo ed un esempio. il suo assassinio l'ha poi reso il martire perfetto di quel mucchio di ipocrisia che ha spanto durante la sua amministrazione. subito dopo l'assassinio del pres. kennedy a dallas, malcom x, leader dei movimenti per i diritti civili degli afroamericani, in un intervista in merito disse: "la violenza che gli stati uniti hanno seminato in questi anni, stavolta gli si è ritorta contro, uccidendo il suo giardiniere!". mi sembra che più o meno, fù quello che capitò a mr lincoln.
lee
lee
R.E.Lee- Moderatore - Tenente-generale
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Profilo Lincoln
Il fatto che si ristudi Lincoln e si continui a scrivere su di lui,approfittando anche in modo pubblicitario del bicentenario della sua nascita,mi sembra un fatto positivo.Nessuno vuole negare che Lincoln abbia i suoi detrattori,specialmente nel Sud degli Stati Uniti,e l'articolo che ho postato lo documenta ampiamente.D'altronde l'articolo in questione mette in risalto lo stile di governo di Lincoln che viene definito molto moderno.
Per il modo di condurre la guerra,con il senno di oggi,siamo d'accordo che i metodi di Lincoln,dell'ultimo periodo del conflitto,sono stati molto duri per le popolazioni del Sud,ma con il metro di allora,sono stati ritenuti validi per vincerla.Dobbiamo però riconoscere che,finita la guerra,Lincoln avrebbe usato altri metodi per la pacificazione e la riconciliazione del Nord e del Sud.
Per il modo di condurre la guerra,con il senno di oggi,siamo d'accordo che i metodi di Lincoln,dell'ultimo periodo del conflitto,sono stati molto duri per le popolazioni del Sud,ma con il metro di allora,sono stati ritenuti validi per vincerla.Dobbiamo però riconoscere che,finita la guerra,Lincoln avrebbe usato altri metodi per la pacificazione e la riconciliazione del Nord e del Sud.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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profilo lincoln
il famoso detto : "la strada per l'inferno è lastricata dalle buone intenzioni", penso calzi abbastanza bene ai presunti progetti per il dopoguerra che aveva lincoln. già nel periodo bellico chiamava i sudisti "fratelli" e intanto ordinò (o comunque approvò) che i suoi generali si comportassero come tanti attila. presumo che i suddetti fatti dimostrino che mr lincoln la lingua biforcuta un pò l'aveva.
quanto ai suoi progetti di ricostruzione, chi ci dice che alla fine non si sarebbe comportato come nel periodo bellico, cioè, dicendo una cosa ma ordinandone di farne un altra ? oltretutto nel suo partito la corrente che voleva imporre "la pace di brenno" al sud, era fortissima ed, ad ogni modo, anche se avesse voluto, sarebbe riuscito lincoln a tenerli a bada ed imporre i suoi piani ? (sempre ammesso che sotto sotto non fosse d'accordo con loro !).
lee
quanto ai suoi progetti di ricostruzione, chi ci dice che alla fine non si sarebbe comportato come nel periodo bellico, cioè, dicendo una cosa ma ordinandone di farne un altra ? oltretutto nel suo partito la corrente che voleva imporre "la pace di brenno" al sud, era fortissima ed, ad ogni modo, anche se avesse voluto, sarebbe riuscito lincoln a tenerli a bada ed imporre i suoi piani ? (sempre ammesso che sotto sotto non fosse d'accordo con loro !).
lee
R.E.Lee- Moderatore - Tenente-generale
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Profilo Lincoln
Nessuno vuole santificare Lincoln.Non scordiamoci che è stato l'unico presidente degli Stati Uniti il cui mandato è iniziato e finito con una guerra.Lincoln aveva una visione "realistica" della guerra e come tale si è comportato.Non ha mai riconosciuto la Confederazione come Stato Sovrano e autonomo e considerava i Sudisti dei ribelli.La guerra civile americana è stata sanguinosissima e a volte crudele per entrambe le parti.Si combatteva per vincere.
Come sostengono alcuni storici (D.H.Donald ,Mitchell) poteva andare molto peggio per il Sud rispetto a quello che effettivamente è successo.Ricordiamoci come sono finite le ribellioni dopo il 1848 in Europa.
Come sostengono alcuni storici (D.H.Donald ,Mitchell) poteva andare molto peggio per il Sud rispetto a quello che effettivamente è successo.Ricordiamoci come sono finite le ribellioni dopo il 1848 in Europa.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
Io sarei molto cauto nel definire "visione realistica della guerra" il dare il consenso deliberato a colpire i civili. All'Aja viene usato il termine "crimine di guerra".....
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Profilo Lincoln
Io non credo che Lincoln abbia dato ordine di colpire i civili.
George Armstrong Custer- Moderatore - Tenente-generale
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Re: Abraham Lincoln in pace e in guerra
quindi credete che fosse un pupazzo che non fosse davvero informato di ciò che accadeva sul fronte?
Ospite- Ospite
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