La Guerra Civile Americana 1861-1865
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Condizioni degli operai USA prima della ACW.

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Messaggio  Generale Meade Mer 5 Mag 2010 - 22:28

Gli USA prima dello scoppio delle ostilità, come molti sanno, erano fortemente industrializzati al Nord con più del 90% degli impianti industriali del paese. La vita degli operai in tali insediamenti industriali era molto dura. Il capitalismo rampante esigeva orari di lavoro pesanti e lo sfruttamento della manodopera era cosa comune.

Si può prendere probabilmente ad esempio come vivevano gli operai d'Europa descritti da Friedrich Herr nel libro "Europa, madre delle rivoluzioni", anche se negli USA un operaio viveva sicuramente meglio che in Europa:

"I miseri vivono seminudi, ammassati come bestie, in preda alla morte per fame ed allo sfruttamento. Mucchi di sporcizia, di fango per le strade, bambini affamati: gli operai vivono di carne marcia e di alimenti avariati". - "L'età media dei lavoratori è di 15 anni. I figli degli operai muoiono prima dei 5 anni. Bambini di 4 o 5 anni lavorano nelle miniere di carbone e di ferro".

Cosi era la vita dell'operaio a Nord come nel Sud degli USA, in quel 10% di industrie presenti anche nel meridione del paese, prima della ACW. Illustre testimone di questa misera condizione di vita fu il presidente Andrew Johnson.
Nato a Raleigh, nella Carolina del Sud, nel 1808, era figlio di povera gente che, nella scala sociale del paese erano di poco sopra di quella dello schiavo. Dopo una infanzia di maltrattamenti e botte, trascorsa nel retrobottega di una taverna, a dieci anni va a lavorare in una sartoria come garzone, e il padrone per essere sicuro che egli lavori, lo incatena al tavolo e non gli risparmia alcun cattivo trattamento.
Analfabeta, trascorre così l'infanzia e l'adolescenza prima di fuggire.

In base a queste considerazioni, sicuramente la vita degli schiavi in molte piantagioni del Sud doveva essere meglio di molti degli operai negli USA, a parte naturalmente, il libero arbitrio. Decidere con la propria testa il proprio destino, magari fuggendo.

Saluti, Meade.


Ultima modifica di Generale Meade il Sab 8 Mag 2010 - 14:21 - modificato 1 volta.
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Messaggio  Ospite Sab 8 Mag 2010 - 12:00

Fuga che fu effettuata, sul totale degli schiavi, decisamente da una minoranza statistica, come ben sappiamo. Vien da chiedersi chi fossero i veri schiavi.

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Messaggio  Generale Meade Sab 8 Mag 2010 - 14:30

Beh, se A. Johnson ha preferito fuggire dalla sua miserabile condizione di operaio analfabeta per riscattarsi, e al posto di andare a lavorare in una piantagione di cotone dove i neri stavano meglio degli operai bianchi, magari offrendosi come schiavo, forse una ragione c'era. Sicuramente un povero disgraziato operaio dell'epoca poteva sperare in un miglioramento (A. Johnson arrivò a essere presidente USA), il nero invece doveva restare al suo posto, per bene e per sempre.

Saluti, Meade.
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Messaggio  Ospite Sab 8 Mag 2010 - 15:50

...infatti lo schiavo migliore è quello che non le vede le catene; lavora fino alla morte con il palliativo di una droga che non sfama lui o la sua famiglia. Non finirò mai di stupirmi del potere analgesico delle ideologie: traformarono una intera classe di uomini semplicemente nel valore mero della loro produttività senza creare alcun equilibrio sociale che non prevedesse uno scarto fisico degli sfruttati ed il loro ricambio con nuovi da sfruttare.

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Messaggio  Generale Meade Sab 8 Mag 2010 - 16:15

In effetti la schiavitù dove le catene si vedevano era molto meglio, certamente per i Padroni. Niente problemi sociali da gestire, niente rivolte, niente obblighi di istruzione (almeno sulla carta), il cibo dato su misura dal caritatevole padrone e se poi il goloso schiavo aveva ancora fame, poteva andare a zappare l'orticello in comodato d'uso del padrone, naturalmente dopo essersi guadagnato la pagnotta nei campi, e allevarsi le sue belle galline nel pollaio. Possibilità di vendere la prole o la moglie dello schiavo o lo schiavo stesso a discrezione. Se qualche schiavo troppo sveglio poi alzava la testa non c'era miglior cura di una bella sferzata di nerbo di bue sul groppone e il problema era risolto. Proprio un bel idilliaco mondo in cui vivere. Non c'è che dire. Forse se i bianchi poveri del Sud, che non erano di certo pochi, preferivano farsi sfruttare come operai in condizioni precarie nelle poche fabbriche esistenti o andare a cercare l'oro in Califonia (con la libertà si poteva almeno tentare), o si arruolavano nell'esercito o si spaccavano la schiena nelle fattorie del West o altro ancora al posto di lavorare nei campi di cotone del Sud, un motivo ci doveva essere.

Saluti, Meade
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Messaggio  Ospite Sab 8 Mag 2010 - 16:47

Mi spaice, Mede, ma la situazione era molto meno ributtante di quella che voletee far sembrare con tanto di cibo misurato e sferzate gratuite, nonchè vendite indiscriminate. Sapte anache voi, visto che vi dò credito di documentazione, che i padroni tentavano il più possibile di non far separare le famiglie e che tra le varie piantagioni vi era addirittura la possibilità di spostarsi per glis chiavi quando non si lavorava. Vi ricordate anche che molte erano le piantagioni in cui non vi era un singolo sorvegliante bianco e nelle quali i negris tessi fungevano da sorveglianti, avevano tribunali e quant'altro, con la sferza che none ra disinvolta come dite in quanto erano gli italiani e gli rilandesi a sbarcar eogni giorno e quindi anche se morivano si trovavano a tanto al chilo...i negri no; dovevano esser tenuti bene e se vi ricordate ancora, molti di essi erano anche a gestire i negozi dei padroni sapendo leggere e scrive re esenza catene...ne viene che, mi spiace doverlo ripetere, la quantità di schiavi che durante la guerra insorse contro i padroni pur non avendo nulla ad impedirglielo fu irrisoria. Ma no, avet eragione voi: meglio la libertà della fabbrica senza orari, alloggio, paga e dignità di base. Almeno è una schiavitù libera, da cinematografo.

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