La Guerra Civile Americana 1861-1865
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1832: Primo tentativo di ribellione del Sud Carolina

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Messaggio  Generale Meade Sab 31 Lug 2010 - 14:53

Nel 1832, visti gli alti tassi doganali (cotone, lana e ferro arrivavano fino al 50%), la Carolina del Sud si fece promotrice col vicepresidente Calhoun della "South Carolina Exposition and Protest", cioè la "teoria dell'annullameto", che arrivava quasi a propugnare la secessione dall'Unione, rivendicando il diritto degli Stati ad annullare una legge del congresso giudicata incostituzionale.

Precedentemente, nel 1830, vi furono accese discussioni in senato riguardo la sovranità dei singoli Stati e sull'autorità del Governo Federale. Robert Y. Hayne, della Carolina del Sud, disse che il governo metteva in pericolo l'Unione imponendo dei sacrifici a un settore a vantaggio di un altro. Notare che in quell'anno alla presidenza vi era Jackson, sudista verace della Carolina del Sud, possessore di schiavi, cui aveva maggior significato l'Unione e il principio maggioritario di quanto non ne avessero le astrazioni della sovranità degli Stati e del dritto all'annullamento.

Contro queste proteste si scagliò Daniel Ebster del Massachusetts, che drammaticamente difese le ragioni del governo federale. Biasimò i meridionalisti "che sono soliti parlare dell'Unione in termini di indifferenza o persino di denigrazione" e diede una interpretazione unitaria della costituzione. Disse che se un singolo Stato avesse potuto annullare una legge federale, allora l'Unione sarebbe stata praticamente una "corda di sabbia". Il singolo Stato non poteva nè annullare una legge federale nè separarsi dall'Unione. Il risultato pratico dell'annullamento sarebbe stato un confronto che avrebbe portato alla guerra civile.
Il senato e gran parte del paese esultarono davanti a questa appassionata eloquenza di Webster, che chiuse il discorso dicendo "Libertà e Unione, ora e sempre, una e inseparabile".

Nelle elezioni statali del 1832 della Carolina del Sud, i propugnatori del diritto all'annullamento si fecero trovare preparati e organizzati. Una speciale sessione legislativa deliberò l'elezione di una convenzione statale che, nell'arco di un mese a Columbia, adottò un'ordinanza che annullava le leggi tariffarie del 1828 e del 1832 ritenendole incostituzionali e vietando dal 1833 la riscossione delle relative imposte in quello Stato.

Calhon, subentrato a R. Hayne (che il corpo legislativo aveva scelto come governatore) nel senato, si dimise da vicepresidente per difendere nell'aula parlamentare il diritto all'annullamento. Era solo.

La Georgia rifiutò tale diritto definendolo "avventato e rivoluzionario". L'Alabama lo giudicò "fallace in teoria e pericoloso in pratica". Il Mississippi addirittura era "fermamente deciso" a combatterlo. Il più drastico fu Jackson. In aula rispose moderatamente e pacatamente, ma in privato esplose la sua collera minacciando di impiccare Calhoun e tutti gli altri traditori. In seguito si pentì di non aver impiccato almeno Calhoun.

Il 4 dicembre 1832, Jackson confermò in modo deciso la volontà del governo di applicare i dazi, ma nello stesso tempo sollecitò il congresso a ridurne i tassi. Il 10 dicembre con il "Nullification Proclamation" bollava il diritto all'annullamento come "un'assurdità impraticabile". Rivolgendosi ai caroliniani del Sud disse loro di non seguire falsi capi: "Le leggi degli USA devono essere applicate...Chi vi ha detto che potreste impedirne l'attuazione con mezzi pacifici vi ha ingannati... Il loro obiettivo è la scissione. Ma non lasciatevi confondere dalle parole. La scissione è tradimento."

Jackson non si fermò solo alle parole. Inviò a Charleston il generale Winfield Scott con un contingente di truppe federali. Era determinato "entro quaranta giorni" ad inviare entro i confini del suo stesso Stato natio 50.000 uomini. Nel porto di Charleston entrarono una nave da guerra e 7 battelli doganali intenzionati a riscuotere i dazi.
Intanto la fazione propensa al diritto dell'annullamento mobilitava la milizia dello Stato, mentre gli unionisti locali formavano un contingente di volontari.

A gennaio del 1833 Jackson chiese al congresso un "Force Bill" per autorizzarlo a usare l'esercito e costringere pertanto la Carolina del Sud al rispetto delle leggi federali. La tensione era alle stelle. Per smorzarla a suo favore sostenne un disegno di legge che riduceva l'imposta doganale sulle materie prime come il cotone, a una quota massima del 20% entro 2 anni.

Il "Force Bill" porta Calhoun a fare un passo indietro e a negare che sia lui o il suo Stato fossero favorevoli alla secessione. La cosa piano piano sbollisce e alla fine il compromesso viene raggiunto con l'approvazione del congresso USA alla riduzione delle tariffe doganali a non più del 20% e con la convenzione della Carolina del Sud che abbrogava la precedente ordinanza di annullamento foriera del profondo contrasto.

Le due parti cantarono entrambe vittoria. Jackson perchè aveva fatto prevalere la supremazia dell'Unione e la Carolina del Sud perchè aveva avuto le sue agognate riduzioni tariffarie.

L'unica nuvola nera rimasta nello schiarito cielo azzurro che meno di trentanni dopo tornerà ad oscurarsi, fu Calhoun, che, stremato dalla logorante crisi, era tornato alla sua piantagione e profeticamente scrisse: "La battaglia lungi dall'essere terminata, è appena agli inizi".

Molte recenti pubblicazioni in Italia sulla GCA tendono a portare le motivazioni della guerra nei contrasti dei meridionali col governo federale per via dei dazi doganali. Analizzando quel che successe nel 1832 il discorso non regge. Un presidente schiavista come Jackson, per giunta del Sud Carolina e tutti gli stati meridionali dell'epoca, si irritarono e sdegnarono profondamente del velato tentativo di secedere del Sud Carolina. Le ragioni del conflitto vanno trovate altrove. Almeno per me, come naturale che sia, in primis nel sicuro timore degli Stati del meridione nel 1860, che Lincoln prima o poi sarebbe riuscito a legiferare riguardo l'abolizione della schiavitù, cosa che accomunava nell'interesse, questo si, tutti gli stati secessionisti.

Il Presidente Jackson

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Il Senatore Calhoun

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Messaggio  Generale Meade Ven 6 Ago 2010 - 12:50

Ne libro di R. Rossotto - La Guerra Civile Americana 1861-1865 - si trova questa interessante dicitura: " ...Jackson non si era comunque fatto illusioni: "le tariffe non sono state che un pretesto: il loro vero obbiettivo è una confederazione del Sud. Il prossimo pretesto sarà quello della schiavitù". Il presidente americano sarebbe stato un lucido indovino della imminente tragedia."

Queste parole profetiche, non bisogna scordarlo, le disse un sud caroliniano possessore di schiavi.

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Messaggio  Benjamin F. Cheatham Ven 6 Ago 2010 - 16:03

Se queste parole furono effettivamente dette, bisogna dire che fu veramente un profeta, oppure chi viveva a quei tempi ed aveva un minimo di conoscenza politica e sociale, non poteva non vedere quale sarebbe stato il futuro degli Stati Uniti da li a pochi anni.

Claudio
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Messaggio  Generale Meade Ven 6 Ago 2010 - 16:30

Benjamin F. Cheatham ha scritto:Se queste parole furono effettivamente dette, bisogna dire che fu veramente un profeta, oppure chi viveva a quei tempi ed aveva un minimo di conoscenza politica e sociale, non poteva non vedere quale sarebbe stato il futuro degli Stati Uniti da li a pochi anni.

Claudio

Scusate. Fare riferimento al post successivo.


Ultima modifica di Generale Meade il Ven 6 Ago 2010 - 16:41 - modificato 1 volta.
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Messaggio  Generale Meade Ven 6 Ago 2010 - 16:39

Benjamin F. Cheatham ha scritto:Se queste parole furono effettivamente dette, bisogna dire che fu veramente un profeta, oppure chi viveva a quei tempi ed aveva un minimo di conoscenza politica e sociale, non poteva non vedere quale sarebbe stato il futuro degli Stati Uniti da li a pochi anni.

Claudio

Certamente, ma io penso che la frase di Jacson sia rivolta a quei sud caroliniani che non ne volevano sapere di Unione esclusivamente per puro interesse di parte. Il sentimento antiunitario non si manifestava negli altri futuri Stati confederati. Tutt'altro. Fu il problema della schiavitù a far degenerare le cose nel 1860.

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